TATTI

Un paese vuol dire non essere soli

 

sapere che nella gente, nelle piante, nella terra

c'è qualcosa di tuo,

che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.

 

Cesare Pavese


Obbiettivi su Tatti 1900-2000 un secolo di fotografie:

Gli appunti che seguono, dedicati alla modesta storia di Tatti, non sono, purtroppo, il frutto di una vera e approfondita ricerca. Questo vuol dire che sicuramente, negli archivi di Siena, Firenze, Massa Marittima, Grosseto e perfino Volterra, esistono su Tatti molti più documenti di quanti qui, sulla scorta dei vari autori, vengono citati.


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Il Medioevo
Il Kurze ipotizza tra il IV - V secolo una linea di difesa bizantina,una frontiera fluttuante fra la zona montuosa di Tirli,Scarlino e Roccastrada non escludendo che altre sommità strategiche,come ad empio si può ipotizzare la collina di Tatti,possano aver ospitato,per alcuni decenni.un presidio bizantino con lo scopo di contrastare la discesa dei longobardi lucchesi verso il sud. A prescindere dal mutare delle necessità di difesa militare e di organizzazione amministrativa del territorio,più tardi, gli stessi longobardi possono aver utilizzato questi fortilizzi.E’ certo,infatti che,dal 772,l’esportazione del sale ,estratto da lago di Prile,è attestata avvenire via terra verso Chiusi,ma certamente ,il grande lago salato,approvvigionava,del prezioso elemento,anche le corti dell’episcopato lucchese che ad esso sono vicine e che potrebbero aver utilizzato la via mare per il trasporto a Lucca delle derrate prodotte e degli animali allevati nelle corti e la via terra con le strade come la trasversale Roccatederighi - Tatti o la Antiqua et Carraria per tutta la zona del Cornino. Le stesse strade,in senso inverso,potevano essere utilizzate per il trasporto,fino agli approdi all’interno del lago di Prile,dell’Alma e di Portiglione di Scarlino e da qui,via mare a Lucca, delle derrate prodotte e degli animali allevati nelle corti vescovili del Cornino insieme a quelle del territorio rosellano e sovanese.Per quanto riguarda gli animali erano in particolare i maiali che venivano macellati sul posto per rifornire di lardo sotto sale,il sale del lago di Prile, la città. Concludendo con la considerazione di W. Kurze,alla fine del suo articolo sull’Occupazione della Maremma Toscana da parte dei longobardi,”ci sono ancora molte domande da fare,molte ricerche da elaborare,molti scavi da esguire,fortunatamente la ricerca storica non avrà fine, passiamo alla storia documentata. I primi documenti riguardanti TATTI risalgono al IX secolo provenienti dagli inventari del vescovado Lucchese che ne aveva avuto possesso con altri villaggi vicini. Nel secolo XI e XII TATTI, come Prata,il castello di Valli,quello d’Alma Ravi ed altri, vengono citati tra i possedimenti dell’abbazia Sestinga fondata nel XI secolo nel luogo oggi detto Badia Vecchia e trasferita,nella seconda metà del secolo successivo,per motivi ignoti,presso Vetulonia nella località il convento ,ne troviamo conferma tra le carte trovate nella Badia degli Agostiniani di Siena,provenienti dall’Abbazia Sestinga sottomessa nel 1528.Si tratta di un atto di locazione fatto.nel febbraio del 1070,dall’abate del monastero,Stefano,a terzi, con la concessione di metà case,chiese e terre di beni posti nella zona di Prata e Tatti che sono parte di quelle che il monastero di S.Bartolomeo ha ricevuto per cartam offertionis da Gherardo del fu Pietro. Il Muratori,nelle sue antichità del medioevo,pubblicò,nell’agosto 1118,un documento proveniente sempre dall’archivio degli Agostianiani di Siena,con la quale,Berardo, vescovo di Roselle, concede a titolo livello a Ranieri abate di Sestinga la metà delle decime che gli provenivano dagli abitanti di Caldana,Ravi e Tatti. Nel 1188,nella bolla del 12 aprile,diretta al vescovo di Grosseto( nel 1138 il papa Innocenzo II aveva trasferito la sede vescovile da Roselle a Grosseto),il papa Clemente III conferma a quella diocesi,in contrasto con i vescovi di Massa Marittima,la pieve di Tatti con tutte le sue giurisdizioni che, secondo le memorie del cav. Pecci da Siena, era dedicata a S.Michele. Nell’atto n° 929 rogato,l’11-12-1276, nel castello di Motecuccoli,dal notaio Pelistro di Graziano,testimone il vescovo di Soana,stante la divisione del dominio degli Aldobrandeschi in due rami, l a c o n t e a di S o v a n a a Ildebrandino il rosso di Pitigliano figlio del fu Guglielmo,con Soana,i castelli di Pitigliano,Orbetello,Marsiliana, Sorano,Castiglion d’Orcia, con tutti i loro distretti l a c o n t e a d i San t a F i o r a a Ildebrandino,del fu Bonifazio, con Arcidosso,Selvena,Roccastrada,Campagnatico e tutti i loro distretti. In detta divisione furono compresi altri luoghi e il castello di Tatti come quello di Ravi e Prata sono nominati come possedimenti dei conti di Sovana.Una ulteriore conferma è il documento del 7/10/1280,rogato in Santa Fiora,con il quale, il conte Ildebrandino il rosso,da, in feudo o subfeudo ai fratelli Paganello detto Nello,a Mangiante e Jacopo detto Giubilo del fu Inghiramo Pannocchieschi da Pietra,il castello e la rocca di Tatti con la sua corte. Con la conquista di Montemassi da parte di Guido Riccio da Fogliano,capitano di ventura,al comando delle milizie senesi,che nel gennaio 1327 aveva circondato la fortezza, formata da estese steccaie con bastioni di terra e, dopo alterne vicende,l’aveva espugnata con un battifolle con sei torri solo il 28/8/1327,ha inizio la parabola discendente della famiglia Pannocchieschi. Nello da Pietra,che la quasi totalità degli studiosi legano alla Pia,nato nel 1250,dopo il 1263,quando i Pannocchieschi fecero atto di sottomissione ai senesi e dovettero consegnare alla città,oltre i loro castelli,tre ostaggi,fu costretto a vivere a Siena. Fu ospitato dalla famiglia Malavolti dove crebbe e studiò,oltre che esservi,più tardi,ordinato cavaliere,fu podestà a Volterra nel 1279 e,in tarda età,nel 1313,a Lucca.Per lungo periodo di tempo svolse una funzione di raccordo e di conciliazione fra i feudatari maremmani e il prorompente potere di Siena. Nello avverte la parabola discendente della famiglia Pannocchieschi,infatti nel testamento del 9/2/1321,sano di mente ma,fisicamente ammalato,a Gavorrano dettò le sue volontà al notaio Francesco Bizino da Massa,lasciando somme cospicue per il male fatto e per le illecite sottrazioni effettuate e,consapevole dell’espansione della repubblica di Siena dette, un legato di 1000 fiorini senesi, al potente ospedale della Misericordia,ai rettori di questo e all’ospedale di S.Maria e a due consiglieri.Inoltre,al l’ospedale di Santa Maria lasciò il castello di Tatti con il suo territorio e distretti e i diritti reali e personali affinchè,in onore della Vergine,di San Francesco,di S.Lucia, costruisse un ospedale in Pentolina,in particolare per i frati minori e gli altri frati e poveri di Dio di passaggio,se l’ospedale di S.Maria non erigesse l’ospedale di Pentolona,lo facessero i generi di Nello o il comune di Siena,se anche il comune non lo facesse,il castello di Tatti doveva rimanere a disposizione dei commissari,salvo che non nascesse,a Nello,un figlio maschio al quale sarebbe andato il castello. Dopo sette anni,i nipoti di Nello,figli di Mangiante,che nel 1300 aveva ricevuto in dono dal fratello i propri diritti sui castelli di Travale,Gerfalco,Gavorrano, alienano, la metà dei castelli di Tatti,Pietra,Gavorrano e altri castelli, alla nobile famiglia del Malavolti di Siena. Dopo pochi mesi i Malavolti,non si sa per quali ragioni,cedevano metà del castello di Pietra al comune di Massa Marittima e poco dopo,gli eredi Pannocchieschi,vendevano allo stesso comune la metà loro rimasta. Di fatto,il castello rimase sotto il controllo dei Malavolti fino al 1400. I Malavolti ristrutturarono rafforzandoli il castello e le mura di Tatti che prende,addirittura,il nome di ROCCA DEI MALAVOLTI. Siena sempre vigile non tollera,all’interno della repubblica, questo rafforzarsi della famiglia e , alla fine del 1300,occupa stabilmente il castello di Tatti scacciandone i Malavolti che,pur di rimanere autonomi,non erano rimasti estranei alle lusinghe di Firenze,eterna nemica di Siena.L’occupazione è confermata da un documento, del 29/4/ 1404,redatto in Firenze,che attesta, che quella signoria si era offerta mediatrice verso Siena,per restituire, a Orlando del fu Denusdeo Malavolti,ai suoi figli e discendenti, tutti i beni che possedevano nel 1389. La repubblica di Siena restituirà tutti i beni e castelli alla famiglia oltre a 1450 fiorini d’oro che erano stati spesi per rendere Tatti una rocca non accessibile.Non si ha data certa della fine del dominio dei Malavolti su Tatti per passare definitivamente sotto il diretto controllo dello stato senese,è certo che il paese rimase fedele alla repubblica fino alla sua fine,ne fa testo un documento fiorentino del 6/9/1559 conseguente all’assedio e alla resa di Siena che,da libera repubblica fu,nell’aprile 1555,ridotta in provincia dell’odiata Firenze da Cosimo I dei Medici alleato di Carlo V e la Spagna. La resa non fu accettata da molte famiglie senesi che si ritirarono nella roccaforte di Montalcino e,insieme a molti altri borghi,tra i quali Tatti, continuarono la guerra ma,dopo 4 anni di lotte,scarsamente aiutati dai francesi,dovettero sottomettersi allo strapotere dei fiorentini. La stessa sorte toccò a Tatti che isolato e troppo piccolo si sottomise al dominio di Cosimo I quattro anni e sei mesi dopo la caduta di Siena. Dopo la guerra Tatti fu asilo di truppe senesi e francesi che qui si riposavano prima di andare ai porti di Piombino e Porto Ercole importanti scali per gli aiuti che venivano dalla Francia.La lunga guerra ebbe effetti disastrosi per tutta la Maremma grossetana e gli abitanti dei borghi,decimati dalle continue battaglie,dovettero lottare contro altri nemici, in primis la malaria portata dall’impaludamento dei campi in seguito all’abbandono dell’agricoltura e dalle belve delle foreste.Il problema delle belve investì,in particolare,Tatti ricco di boschi e di piccoli appezzamenti di terreno ancora coltivabili. Negli archivi comunali di Massa Marittima si trovano documenti che attestano come molti comuni della maremma avevano costituito una società che pagava un tributo annuale a chi fosse stato in grado di difendere i loro campi dai lupi ne facevano parte,Massa Marittima,Monterotondo,Montieri,Boccheggiano,Travale,Gerfalco,Tatti Perollla,Prata,Gavorrano,Ravi Giuncarico. Nel 1833 la popolazione di Santa Maria Assunta a Tatti era di 424 abitanti.

 

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